Il complesso di destra
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Il termine allude al complesso di opere decorative, ad impianto figurativo multicircolare, relative alle pareti dell'ambone, del ballatoio di collegamento alle scale e del moncone iconostatico ad esse connesso. L'uso del termine complesso è motivato da tale più ampio riferimento e dall'essere, le unità che lo compongono, percepite come articolazioni di un tutt'uno monumentale.
Salerno, Duomo. Complessi ambonali.
Salerno, Duomo. Complesso ambonale di destra, vista laterale. Legenda: A. Ambone D'Aiello; B. Ballatoio di collegamento alla scala di accesso; C. Moncone destro dell'ico= nostasi; D. Corpo scala di accesso al piano ambonale.
Salerno, Duomo. Complessi ambonali. Rappresentazione planimetrica degli amboni e delle attigue strutture di accesso. A sinistra: ambone Guarna; a destra: ambone d'Aiello. L'accostamento rende d'immediata evidenza il divario d'estensione delle due piattaforme ambonali. Tale divario è visivamente misurabile dagli effetti di sovrapposizione delle due sagome planimetriche delle figure seguenti.
Salerno, Duomo. Complessi ambonali. Sulla rappresentazione di ciascun ambone è sovrapposta la sagoma dell'ambone opposto, resa in velatura nera opaca o trasparente.
Soffermandoci sul dato differenziale dell'estensione della superficie di calpestio, emerge, ovviamente, il quesito sui motivi della sensibile variazione dimensionale tra l'uno e l'altro pulpito. Qual era la destinazione d'uso degli amboni, a cosa era adibito l'uno e a cosa l'altro? Il limitato spazio dell'ambone Guarna esclude, evidentemente, la simultanea presenza di più persone in tribuna: si tratterebbe, pertanto, d'una piattaforma elevata adibita alla lettura dei sacri testi liturgici. Il calcolo delle aree, al lordo dei corridoi di accesso in tribuna, è di mq 5,89 per il pulpito Guarna e di mq 19,69 per il pulpito D'Aiello. Il rapporto tra l'area maggiore e la minore è 19,69 : 5,89 = 3,34. Il pulpito d'Aiello risulta, dunque, più di tre volte maggiore del pulpito Guarna. La consistenza della superficie calpestabile lascia pensare ad un uso che prevedeva la contemporanea presenza di più persone, probabilmente d'un gruppo corale in occasione di speciali manifestazioni celebrative.
IL COMPLESSO QUINCONCIALE DEI MONCONI ICONOSTATICI
Sommario: Quincunx a schema quadrato e rettangolare - Inserti lineari, discoidali e intermedi - Tipologie a semplice e doppia curvatura - Inserimento sulle pareti
Salerno, Duomo.
Stringa superiore. Diagrammi e ricostruzioni digitali dei quincunx frontali dell'iconostasi. Le velature di sottofondo riproducono le dimensioni dei quincunx dei risvolti, consentendo una reciproca comparazione di grandezza. [File: Iconostasi Quincunces 7.PC9]
Stringa inferiore. Diagrammi e ricostruzioni digitali dei quincunx dei risvolti dell'iconostasi.
Il complesso comprende un esiguo numero di opere, poste sulle pareti frontali e laterali dei due monconi dell'iconostasi, consistente in una coppia di quincunx di forma perfettamente quadrata (P.9 e Q.14) e in un'altra di forma rettangolare oblunga (P.8 e Q.13), ossia più alta che larga, simmetricamente disposte sulle pareti dell'iconostasi in posizione speculare. Le unità di forma quadrata insistono sui corti risvolti dell'iconostasi, che fungono da sovrapporta degli usci di accesso al vano delle scale conducenti ai piani delle contrapposte tribune ambonali. Le unità di forma rettangolare oblunga, inserite sulla parte estremitale interna del terzo registro dell'iconostasi, contribuiscono, con l'incremento dell'intensità decorativa degli stipiti, ad esaltare il senso di solennità del percorso lungo l'asse longitudinale, e la percezione di ingresso in un ambito di più elevata sacralità.
Le problematiche emerse dal confronto tra versione teorica e versione esecutiva delle opere vertono, sostanzialmente, sulle scelte inerenti al rapporto tra dimensioni del modulo e larghezza-lunghezza dell'alveo, e su quelle attinenti agli effetti di frazionamento della traccia, nei punti in cui essa ne interseca un'altra.
Salerno, Duomo. Legenda. FL: punti di flesso; C1-C4: centri dei dischi periferici; C5: centro del disco centrale.
i quincunx dei risvolti
La dimensione quadrata delle due opposte applicazioni quinconciali, qui impiegate in funzione di monumentali sovrapporte dei vani d'accesso alle scale dei rispettivi complessi ambonali, coniugata alla perfetta identià bilaterale del repertorio decorativo, contribuisce al risalto della simmetria d'impianto dei due risvolti. La sproporzione tra la metà superiore occupata dal quincunx e la metà inferiore dominata dal vuoto delle porticine d'ingresso, sarebbe, anch'essa, effetto d'una prassi esecutiva, basata sul riuso di membrature disponibili, non realizzate per l'occasione, e, pertanto, non commisurate alle esigenze di bilanciamento estetico delle parti dell'opera. La scansione delle cornici, da quella più interna in marmo lavorato ad intaglio di minuscole fogliette di acanto, alla più esterna consistente di stringhe di mosaico a motivi geometrici, denotano, appunto, l'assemblaggio di frammenti di opere raccolte e riunite senza il necessario cordinamento di sarcitura figurativa e materiale.
Duomo di Salerno. Iconostasi, Risvolti. Fragilità ottica dell'architrave; varietà di resa decorativa delle facce dei pilastri in funzione di stipite. [File: Iconostasi Risvolti e Porte 6.PC9, Iconostasi Risvolti e Porte 4.PC9]
Didascalia in preparazione [File: Iconostasi Risvolti e Porte 7.PC9]
Duomo di Salerno. Risvolti dell'iconostasi. Studi di flessibilità tipologica. [File: Iconostasi Risvolti e Porte 7.PC9]
Duomo di Salerno. Risvolti dell'iconostasi. Studi dell'impianto geometrico e proporzionale relativo alla tipologia di una delle fasce di contorno del quincunx di sovrapporta. [File: Iconostasi Risvolti e Porte 3.PC9] [File: Iconostasi Risvolti e Porte 7.PC9]
L'approfondimento svolto in relazione al quincunx frontale del moncone sinistro è, ovviamente, estendibile al simmetrico moncone destro, costituendo, entrambi, identiche espressioni dimensionali ed iconografiche d'uno stesso programma esecutivo. Tenuto conto che le tipologie usate nella redazione dei testi figurativi delle tracce possono essere, o a base esagonale (quincunx destro), o a base ottagonale e quadrata (quincunx sinistro), indicando con La la larghezza dell'alveo, le dimensioni del modulo assumeranno, rispettivamente, i valori parametrici La x La nel caso del modulo ottagonale e quadrato, La x (2/3)(√3)La nel caso del modulo esagonale oblargo. Nella versione teorica, immancabile punto di riferimento della fase applicativa della tipologia, il requisito di perfezione costruttiva che compete ad una soluzione sublime esige che la lunghezza dell'asse mediano dell'alveo, Lu, risulti, esattamente, multipla della lunghezza del modulo, dunque, m x La nel caso di tipologia ottagonale e quadrata, n x (2/3)(√3)La nel caso di tipologia esagonale, con m ed n numeri interi naturali. La coesistenza di tipologie quadrate ed esagonali postulerebbe l'equazione irrazionale m x La = n x (1/2)(√3)La, che, risolta in funzione di n e tenuto conto del valore di m, è il numero irrazionale n = 28 x (1/2)√3 = 7,07158 c., inaccetabile per essere m ed n numeri naturali, quindi interi. La scelta di una base geometrica esclude, dunque, in un contesto operativo di perfezione geometrica, la compresenza dell'altra, per le difformità che si determinerebbero. Si pensi al disavanzo, nel caso della stringa ad esagoni regolari.
In fase esecutiva, dominata da un senso operativo pragmatico e dove si viene a patti con le accidentalità e le incorregibili imperfezioni del reale, al recupero del disavanzo di lunghezza, stringa C.1, si provvede per via di minime, inavvertibili dilatazioni di lunghezza del modulo, di quel tanto che basta a raggiungere la grandezza voluta, stringa C.2. Il dato finale differisce dall'iniziale sottomisura, nella parte decimale (millimetrica e submillimetrica) del numero, che, per effetto della dilatazione, passa dal valore 7,07158 cm al valore 7,14486 cm, con un incremento di 7/10 di millimetro. L'esiguità è pertanto tale da poterne trascurare l'incidenza, senza che ciò produca visibili alterazioni della struttura geometrica del modulo. Alla domanda circa l'esistenza di un rapporto di commensurabilità tra larghezza e lunghezza dell'alveo, la risposta è dunque positiva: esso vale 28 unità nel caso di tipologie ottagonali e quadrate, 24 nel caso di tipologie esagonali. Commensurabilità piena in un caso, abbastanza approssimata ma visivamente irrilevabile nell'altro. La molteplicità intera, richiesta come requisito di perfetta esecuzione figurativa, vale, dunque, 28 e 24 unità modulari.
Salerno, Duomo. La redazione modulare del soggetto figurativo, destinato agli alvei marmorei del quincunx, è subordinata alla condizione d'identità di lunghezza e larghezza degli alvei. Non sono, pertanto, previste singolarità esecutive in rapporto alle differenze dimensionali tra moduli quadrati e moduli esagonali.
CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE
I criteri di elaborazione degli inserti musivi, relativi ai due quincunx delle estremità monconali interne, sono illustrati dai grafici che seguono, ordinati secondo un percorso di progressiva definizione digitale del dispositivo figurativo. Possiamo riassumerne le fasi come segue.
Salerno, Duomo. L'asse mediale delle tracce viene diviso in un numero intero di unità, sulla base del criterio di approssimarne la lunghezza alla misura che ad essa compete in relazione alla forma geometrica, quadrata od esagonale, del modulo.
Salerno, Duomo. Effetti delle intersezioni fra le tracce. Pluralità pari e dispari.
La composizione del nastro musivo è il risultato dell'aggregazione di 27 moduli quadrati, d'identica configurazione strutturale ma declinati in due versioni cromaticamente differenziate, che si susseguono alternandosi regolarmente. Il numero dispari di moduli, 27 unità, determina un'infrazione dell'alternanza con l'effetto anomalo dell'accostamento di due moduli cromaticamente identici. Sulla base di tale riscontro, possiamo formulare una regola di carattere generale che disciplina le sequenze di moduli. Se non c'è alternanza modulare, ossia, se il modulo strutturalmente e cromaticamente è sempre lo stesso, non si verificherà mai un disguido come quello rilevato. Ma se siamo in presenza d'una alternanza d'uso di versioni modulari, è necessario che il numero complessivo di unità aggregate sia un numero pari.
La perfetta coincidenza di lunghezza tra il circuito assiale e la sequenza modulare è effetto del coordinamento tra larghezza e lunghezza dell'alveo. L'intersezione delle tracce determina un'intermittenza di visibilità del nastro musivo nei tratti 2-6 e 15-18. All'armonia della scansione contribuisce la parità del numero di moduli: (A-B)1-(A-B)2-(A-B)3. La pluralità dispari determina l'infrazione del ritmo, per effetto dell'accostamento di due moduli non alternativi: (A-B)1-(B)2-(A-B)3. Individuata la dinamica di scorrimento delle tracce del quincunx, la discontinuità non sarà percepita come materiale assenza di questo o quel tratto della traccia, bensì come sua contingente e momentanea invisibilità, per effetto del inversione dell'ordine di sovrapposizione degli strati di giacitura delle tracce. I tratti rimasti indenni dagli effetti delle intersezioni............
Le dinamiche delle tracce nel piano figurativo determinano intersezioni attive o passive che occultano, provvisoriamente, taluni tratti tratti del percorso di ciascuna traccia.
Riepilogando
FOCUS: IL QUINCUNX Q.13 del moncone destro
Derivano dagli approfondimenti svolti in fase di ricostruzione digitale delle unità Q.13 e P.8 quesiti ed ipotesi che, in parte, saranno illustrati negli spazi di questo paragrafo. Il primo e imprescindibile di tali quesiti è relativo all'accertamento della condizione di congruenza o non-congruenza dei cerchi del quintetto che compongono lo schema del quincunx. Da tale scelta, di carattere operativo preliminare, dipende l'unicità o la duplicità di curvatura dei moduli che compongono gli inserti lineari curvilinei. Altro fondamentale quesito è relativo all'accertamento dell'applicazione di un criterio di reciproca proporzionalità tra larghezza degli alvei e larghezza delle liste marmoree delimitanti lo scavo. La soluzione a destra della coppia di figure in basso ne presuppone, evidentemente, l'esistenza, ipotizzando, in particolare, una larghezza degli alvei esattamente doppia della larghezza delle fasce marmoree che li contornano. Un terzo, più intricato quesito, riguarda l'approfondimento del rapporto tra lunghezza assiale degli alvei e lunghezza del passo modulare: si tratta di esplorare l'attitudine del modulo a ricoprire l'intera lunghezza dello scavo, aggregando, consecutivamente, una pluralità di moduli interi. Altri e più sottili interrogativi attengono, ad esempio, alla collocazione dei punti di incipit sia in ambito di ricostruzione digitale dell'opera sia in ambito di effettiva e manuale realizzazione.
Duomo di Salerno, Iconostasi. Studi del quincunx frontale del moncone destro. [File: Iconostasi Quincunces 6quater Studi.PC9]
Le due figure a destra della prima terna propongono una comparazione tra la configurazione a schema non-congruente e quella a schema congruente. Considerata l'esiguità di eccedenza (corona circolare in verde) del cerchio centrale rispetto ai laterali (differenza diametrale 1,6702 cm), pressoché inapprezzabile in condizioni di normale osservazione visiva dell'opera, sarebbe lecito pensare ad un'accidentale conseguenza del metodo di riporto dello schema quinconciale sulla lastra marmorea. Tuttavia, poiché tale eccedenza si riflette, inevitabilmente, sulla variazione di grandezza dell'inserto figurativo discoidale posto al centro della composizione, determinandone un incremento diametrale dello stesso valore di quello già rilevato, ossia 1,6702 cm, se si volesse esaltarne il ruolo sintattico di centralità della composizione, al di là dell'incidenza e del contributo della gamma cromatica e della forza di richiamo ottico del bianco, e oltre l'apporto dell'impianto figurativo con l'effetto espansivo del giro di cuspidi, può risultare efficace anche un minimo incremento di grandezza del disco centrale rispetto ai quattro dischi angolari.
La figura a sinistra della terna è una rielaborazione, tra le tante esperite, del rilievo fotografico del quincunx. L'obiettivo è un sondaggio sull'entità dei valori medi dimensionali dei parametri a, b, c, rilevati su due dei quattro lati del rettangolo. Risulta: a=6,3066 cm, b=2,7399 cm, c=15,8363 cm.
La seconda terna di figure è focalizzata sulla soluzione a schema congruente. Nella prima delle tre figure, sulla base della diversificazione cromatica e delle indicazioni letterali, sono individuate le aree tipologiche. Alle aree tipologiche contrassegnate dalle lettere A, B, C, D corrispondono altrettante tracce, due a decorso orizzontale, due a decorso verticale. Le intersezioni delle tracce ne determinano lo spezzettamento in due tronchi discontinui e la momentanea invisibilità per via della simulazione dell'intreccio. L'interesse di tale spezzettamento consiste, sostanzialmente, nell'osservazione delle modalità operative dell'autore dell'inserto figurativo. Diversamente dai nostri procedimenti di ricostruzione digitale, che sottendono invariabilmente l'effettiva continuità del nastro e, conseguentemente, del disegno dell'inserto, con unico incipit ed unico explicit, il mosaicista tratta autonomamente i due monconi di traccia, assegnando all'inserto di ciascuno un proprio incipit ed un proprio explicit. Non sta al gioco di simulare la continuità del testo, togliendoci l'illusione della concatenazione della trama.
In entrambi gli schemi quotati, differenti in rapporto alla congruenza dei cerchi del quintetto, è applicato un rapporto proporzionale in base al quale la larghezza degli alvei è il doppio della larghezza delle liste marmoree di contorno. L'eccedenza dimensionale del cerchio centrale rispetto agli angolari misura 8x3,125-1/2(2-√2)L, ossia, per il caso in figura, 2x0,8376=1,6752 cm. L'esiguità del valore fa pensare ad una non voluta eccedenza, frutto delle inevitabili approssimazioni dell'esecuzione materiale.
Quincunx frontale del moncone destro. Inserti decorativi discoidali e triangolari mistilinei.
Quincunx rettangolare del moncone destro. Tipologie figurative delle tracce a decorso verticale e orizzontale.
Sequenza superiore. Moduli binomiali ad accostamento lineare: consistono nella giustapposizione d'un elemento biquadratico (coppia di quadrati congruenti, concentrici, reciprocamente ruotati di 45°), configurato a stella a otto punte aguzze (modulo), ed uno a righello verticale, frapposto ai moduli (intermodulo).
Sequenza inferiore. Moduli esagonali ad accostamento puntiforme vertice-contro-vertice. La lunghezza del modulo coincide con la lunghezza dell'esagono: qualunque esigenza di modificarne il valore, dilatandola o accorciandola, è attuabile agendo unicamente sull'esagono. Il brano a clessidra ha solo funzione di riempimento dello spazio avanzato tra due moduli consecutivi.
L'enucleazione dei moduli relativi alla redazione degli inserti figurativi lineari, e la notazione delle variazioni di misura dei righelli (intermoduli) intercalati ai moduli, focalizza l'attenzione sulla funzione distanziativa svolta dagli intermoduli. La necessità di azzerare il divario di misura tra la filata dei moduli e la lunghezza dell'alveo, è risolta mediante l'uso di elementi, il cui dimensionamento è regolato, esattamente, in funzione dell'esigenza di rimediare ad eventuali ammanchi di spazio o estinguerne esuberi. La funzione compensativa, svolta sia dal modulo, sia dall'intermodulo, in alternativa o in concomitanza, se applicata al modulo ha il vantaggio, per la sua maggiore grandezza rispetto all'intermodulo, di occultare più efficacemente le eventuali, e geometricamente illecite, variazioni di larghezza, d'entità, comunque, o millimetrica o submillimetrica. Le unità aggregative delle tracce a decorso prevalentemente orizzontale, B e D, sono dunque formazioni, nelle quali si giustappongono modulo e intermodulo, ciascuno in grado di attivare dilatazioni o contrazioni dell'intera sequenza assorbendo eventuali dismisure.
Posto all'estremità del moncone destro, a ridosso dello stipite del varco di accesso al coro, il quincunx rettangolare Q.13 costituisce, per grandezza posizione e soggetto rappresentato, l'elemento simmetrico del quincunx P.8 del moncone sinistro. L'applicazione di una simmetria completa, nel senso della perfetta specularità della rappresentazione del soggetto, è un'evenienza rara, poco pratica, e forse anche incomprensibile. Il procedimento di aggregazione dei moduli delle tracce orizzontali e verticali differisce, rispettivamente, per l'uso nelle tracce orizzontali e il non-uso in quelle verticali di formulazioni intermodulari, che, intervenendo sulla distanza tra i moduli, ne assorbono le eventuali anomalie dimensionali.
Salerno, Duomo. Iconostasi, Moncone destro, Fronte. La stringa di figure, individuate dalla numerazione da 1 a 4, illustra, rispettivamente: 1. Rilievo fotografico del quincunx, integrato da notazioni parametriche di quotatura dell'opera e delle sue varie parti. 2. Lettura della struttura iconografica. 3, 4. Estrapolazione dei circuiti lineari a sviluppo orizzontale e verticale.
INSERIMENTI DESCRITTIVI
La dinamica delle tracce trifilari che percorrono il piano dell'opera, disegnandovi avvolgenti soluzioni curvilinee, si basa sullo sviluppo di percorsi circolari chiusi e reciprocamente intrecciati. Dispositivi discoidali, collegati da organi di trasmissione del moto o congiunti dal mutuo incastro dei perimetri dentati, ruotano, all'unisono, intorno a ideali perni distribuiti secondo lo schema del quincunx. Alla descrizione di tali dispositivi risulta calzante la definizione di puleggia del Vocabolario Treccani.
Dal Vocabolario Treccani
puléggia (ant. poléggia) s. f. [lat. *polidia, der. del gr. ἐμπολίζω «far girare su un perno», da πόλος «perno»] (pl. -ge). – Disco, per lo più di ghisa o di leghe leggere, girevole intorno a un asse, usato per la trasmissione di un moto per mezzo di organi flessibili (cinghie, funi, catene), e costituito da un mozzo centrale calettato sull’albero (p. fissa) o libero su di esso (p. folle), da una corona esterna opportunamente sagomata, in alcuni casi provvista di denti (p. dentata), sulla quale aderisce la cinghia (o la fune, o la catena), e da razze (o da un disco) che collegano la corona al mozzo; la forma della corona dipende in genere dal tipo di cinghia utilizzata per la trasmissione del movimento. Si distinguono: pulegge a fascia piana per cinghie piatte, p. a gola per cinghie a sezione trapezoidale; in partic., p. a gradini (o cono di pulegge), costituita da più pulegge di diverso diametro solidali tra loro, che permette di variare la velocità dell’albero spostando, per mezzo di un apposito meccanismo, la cinghia o la catena da una puleggia all’altra; p. differenziale, lo stesso che paranco (v.) differenziale; p. elettromagnetica di separazione, lo stesso che separatore (v.) magnetico. Quando è impiegata solamente per la variazione della direzione di una forza, la puleggia è detta propriam. carrucola.
L'interesse alla multicircolarità dei dispositivi quinconciali, profusamente impiegati, qui e altrove, in funzione di schema figurativo per la decorazione di plutei e superfici pavimentali, non rimanda unicamente all'iconografia di congegni ad ingranaggi multipli, che, attivati in un punto, estendono il moto all'infinito, in regime di perfetta sincronia tra l'impulso iniziale di attivazione locale del moto e l'effetto immediato sulle unità più remote, senza che nessun disco ritardi nella manifestazione del moto, o abbia più attitudine, per posizione o grandezza o forma, alla ricezione dell'impulso iniziale e alla sua simultanea trasmissione. Il riferimento alla mobilità di meccanismi è già esplicitamente dichiarato, ad esempio, in diciture come Primo Motore o Motore immobile. Il moto non può prescindere dall'essere associato alla circolarità.
C'è un settore dell'arte moderna che ha eletto la circolarità al rango di lessico esclusivo delle proprie composizioni.
Testo in preparazione [File: ICONOSTASI QUINCUNCES 7.PC9]
La creazione degli astri. Si può parlare di multicircolarità teologica? Il cerchio e la sfera sono da sempre considerati emblemi di perfezione. Nessuna meraviglia, dunque, che l'universo divino sia concepito come uno spazio sferico contenente figure circolari. [File: ICONOSTASI QUINCUNCES 7.PC9]
IL COMPLESSO QUINCONCIALE DEGLI AMBONI