Decorazione musiva a motivi geometrici
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Duomo di Salerno. Vista dell'interno in direzione dell'abside.
Il risalto luminoso di parti dell'immagine evidenzia collocazione e grandezza dei due monconi d'iconostasi e il brano pavimentale della navata centrale, al di qua del coro e ad una quota più bassa rispetto ad esso. Sulla visibilità dei due monconi interferisce la presenza delle antistanti compagini colonnari che sorreggono le due contrapposte tribune ambonali. In fase di riassemblaggio dell'opera (anni...), come conseguenza del diverso orientamento delle scale di accesso alle tribune ambonali, passate dalla posizione ortogonale a quella parallela al piano dell'iconostasi, la distanza tra i monconi è cresciuta al punto da avere del tutto annullato l'originaria funzione di separazione dello spazio della navata in un ambito laico e uno di più elevata sacralità. Di riflesso, per chi accede in duomo, viene a mancare la percezione della divisione longitudinale nei due distinti invasi.
Duomo di Salerno, Iconostasi. L'avvicinamento dei monconi, qui motivato dall'esigenza di comparazione compositiva e dimensionale tra il primo e il secondo moncone, resti-tuisce al complesso una condizione di similitudine all'originaria funzione di separazione e varco di transito dal mondo lai-co al mondo sacro.
La nostra opinione è che la configurazione planimetrica originaria (fig. seg.) consistesse nella collocazione laterale delle scale di accesso agli amboni, parallelamente ai rispettivi colonnati, in posizione ortogonale al piano dell'iconostasi, e nella conseguente traslazione verso il centro della navata degli attuali monconi, in misura quanto meno equivalente alla doppia larghezza delle rampe.
STRALCIO PLANIMETRICO IN CORSO DI ELABORAZIONE
Salerno, Duomo. Stralcio planimetrico dei complessi ambonali allo stato attuale e nell'ipotetica configurazione originaria. Svincolare il piano dell'iconostasi dal rapporto alle rampe di scale comporta una maggiore libertà d'iniziativa nelle scelte dimensionali, impo-stando le altezze senza necessità di strette e cogenti esigenze di coordinamento.
Le sequenze dei palimizi nani, gli episodi quinconciali del frontespizio e dei risvolti, e il complesso dei plutei dei registri A e B costituiscono i brani musivi esecutivamente più organici dell'iconostasi. Al motivo a palmizi nani è dedicata la parte finale della presente sezione; ai plutei e ai quincunx, frontali e laterali, la parte seguente e la successiva.
Il complesso dei plutei
Salerno, Duomo. Iconostasi, complesso dei registri decorativi. [File: I.Iconostasi Registri Separati.PC9]
In rapporto all'odierna funzione, sarebbe linguisticamente inappropriato l'uso del termine pluteo in riferimento alle otto membrature dei due registri inferiori dell'iconostasi. La definizione di pluteo, proposta dal Vocabolario Treccani, nell'accezione pertinente al nostro ambito di studi, è, infatti, la seguente: "Elemento parallelepipedo di legno, di metallo, ma più spesso, negli esempî conservati, di pietra o marmo, facente parte delle recinzioni che nelle basiliche e nelle chiese medievali circondano l’altare e la schola cantorum, o delimitano il presbiterio: è spesso decorato con bassorilievi, tarsie, mosaici, ecc., e si distingue dalla transenna per essere massiccio e non, come questa, traforato".
Considerando parti integranti dei plutei anche talune estese stuccature perimetrali di raccordo alle contigue membrature compositive, ci soffermiamo sugli aspetti dimensionali di ciascun elemento, attingendone i dati dal set di valori forniti dal programma di elaborazione grafica, indicando con h ed l, rispettivamente, l'altezza e la larghezza dell'elemento considerato, o di parte di esso, e con ABCD il perimetro rettangolare del settore decorativo di ogni pluteo. I valori forniti nelle tre stringhe che seguono sono relativi alle misure, lineari e di quadratura, delle lastre marmoree costituenti gli otto plutei.
- A1h=102,35; A2h=101,39; A3h=97,67; A4h=99,64; B1h=105,17; B2h=105,17; B3h=101,26; B4h=101,25.
- A1l=191,10; A2l=190,68; A3l=131,50; A4l=182,50; B1l=167,35; B2l=171,36; B3l=154,00; B4l=182,50.
- Aree esterne (in mq): A1e=1,936; A2e=1,932; A3e=1,284; A4e=1,818; B1e=1,764; B2e=1,812; B3e=1,559; B4e=1,847.
- Aree interne (in mq): A1i=1,474; A2i=1,437; A3i=0,951; A4i=1,294; B1i=1,272; B2i=1,285; B3i=1,081; B4i=1,359.
- Rapporti percentuali Ai/Ae (%): A1%=76,13; A2%=74,37; A3%=74,06; A4%=71,17; B1%=72,10; B2%=70,91; B3%=69,33; B4%=73,57.
Lo scarto più consistente tra il massimo e il minimo valore di larghezza è 59,60 cm. La disparità delle misure rimanda alle modalità di approvvigionamento dei plutei da materiale di spoglio di varia provenienza. Sulla determinazione delle altezze del primo registro, incide la misu-ra approssimativa della listatura marmorea di rialzo, inserita per ripristinare l'orizzontalità del piano d'imposta dei primi plutei, compensando la pendenza pavimentale verso l'esterno.
Salerno, Duomo. Iconostasi. Le campiture gialle rappresentano gli inserti in opus sectile a motivi geometrici. Il ricorso ad una decisa indicazione cromatica velocizza l'apprezzamento visivo circa l'entità del rapporto tra mosaico e lastratura marmorea. [File: I.Iconostasi Registri Separati Vers Gialla.PC9]
La funzione dell'inserimento di lastre di granito grigio scuro, frapposte ai plutei, è ovviamente quella di compensare le differenze di lunghezza tra le stringhe pluteali dei due registri inferiori. Nella rapresentazione che segue, relativamente ai registri A e B, abbiamo rimontato la compagine di plutei curandone il perfetto accostamento laterale ed evidenziando in blu gli spazi rimasti scoperti.
Salerno, Duomo. Iconostasi. [File: I.Iconostasi Registri Separati Vers Gialla.PC9]
Ogni parte dell'opera è stata ridisegnata in digitale (PoweCADD). Le compagini figurative degli inserti musivi a motivi geometrici sono ricrostruite studiandone le matrici geometriche che ne hanno determinato l'assetto figurativo e proporzionale.
Duomo di Salerno. Mappa delle tipologie compositive. [File: ICONOSTASI MAPPA TIPOLOGICA.PC9]
La lavorazione della lastratura marmorea consiste nello scavo della lastra e nell'inserimento, negli alvei ottenuti dallo scavo, di mosaici in opus sectile a motivi geometrici e marmi policromi. La versione cromatizzata degli schemi frontali (fig. di sopra) e laterali ne mette in evidenza, attra-verso la varietà dei colori, la pluralità di tipologie impiegate nella redazione dei brani figurativi. La modularità è la tecnica di composizione, sia a livello progettuale che esecutivo: ogni nastro musivo risulta, pertanto, dalla serrata aggregazione di unità figurative identiche, o teoricamente tali, detti moduli. Parlare di redazione di testi figurativi sarebbe, nel caso dell'iconostasi di Salerno, un'espressione fuorviante senza precisare che essi sono materiali riciclati, provenienti dalla dismissione di altri complessi.
Plutei del moncone sinistro
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone sinistro, Registri A e B. Il dimensionamento dell'opera e delle sue varie parti è basato sull'utilizzazione dei dati metrici riportati nell'elaborato quotato della sezione Struttura attuale
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone sinistro, Registri A e B.
Duomo di Salerno, Iconostasi. Moncone sinistro, particolare dei plutei A1 e B1. Da sinistra a destra: compagine policromatica dei materiali; le correlazioni di posizione e dimensione dei due plutei; la ricostruzione digitale del brano di moncone considerato.
Materiali ed estensioni.
Pluteo B.1 (in alto) Area del Settore decorativo ABCD: 12.734,171 cmq.
1. Cordone musivo sinistro, lunghezza in asse cm 276,020, area cmq 2.665,549; 2. Cordone musivo destro, lunghezza in asse cm 275,228, area cmq 2.689,168; 3. Superficie marmorea del campo decorativo (vertici ABCD) al netto degli inserti musivi e lapidei cmq (507,016+1.212,196+1.274,111+485,794) = cmq 3.479,117; 4. Di-sco di porfido (diametro teorico cm 57,77) cmq 2.621,270; 5. Sagome lenticolari (l=cm 16,11, h=cm 30,50), 4 x cmq 330,801 = cmq 1323,204.
Pluteo A.1 (in basso) Area del settore decorativo ABCD: 15.081,673 cmq.
1. Cordone musivo sinistro, lunghezza in asse cm 304,747, area cmq 3.060,320; 2. Cordone musivo destro, lunghezza in asse cm 300,598, area cmq 2.965,759; 3. Superficie marmorea del campo decorativo (vertici ABCD) al netto degli inserti musivi e lapidei cmq (686,040+1.491,273+1.448,354+691,302) = cmq 4.316,969; 4. Di-sco di porfido (diametro teorico cm 60,71) cmq 2.894,754; 5. Losanghe (l=30,34 cm, h=31,18 cm), 4 x 473,860 cmq = 1.895,440 cmq .
Le differenze dimensionali, e la conseguente assenza di correlazioni lineari tra i due plutei, ne mettono in evidenza l'originaria, reciproca estraneità. La natura delle modalità esecutive, basate sul riciclaggio di lavorati dismessi (materiali di spoglio), non costituisce, in sé e per sé, una modalità dagli esiti inevitabilmente appros-simativi: dipende dalla finezza esecutiva di chi opera saper comporre le membrature di spoglio, in modo da valorizzare il riuso dell'antico e garantirne, pertanto, lon-gevità e vitalità. In questo come in altri casi, ciò che manca è il concorso di una dirigenza colta e la disponibilità di adeguati mezzi finanziari, che avrebbero aperto l'accessibilità a più raffinate e costose fonti di approvviggionamento artistico di maestranze, tempo e materiali. La ricerca di simmetriche relazioni tra il sopra e il sotto non è stata comunque del tutto disattesa o ignorata.
Studio tipologico
Duomo, Iconostasi. Moncone sinistro, plutei B.1 e A.1. Focalizzazione dei dispositivi tipologici.
La composizione delle fasce musive risulta dall'aggregazione lineare di tipologie a schema esagonale bitriangolare (tipologie rettangolari), nel caso del pluteo 1 (sopra, a sinistra), ed ottagonale biquadratico (tipologie quadrate), nel caso del pluteo 2 (sopra a destra). La terna di unità, dedotte dallo schema bitriangolare, ha consentito di alternare le tipologie, differenziando parzialmente la stesura del cordone sinistro da quella del cordone destro. L'aggiunta di velature cromatiche è funzionale all'evidenza di tale aspetto.
Didascalia in allestimento
Soluzioni d'angolo
Nella redazione di un testo figurativo a sviluppo lineare, a motivi geometrici, le piegature costituiscono autentici snodi cruciali della composizione. Ciò si verifica sopratutto nel campo delle tipologie rettangolari, in quanto, in quelle quadrate, esse trovano nell'angolo uno spazio già naturalmente predisposto al perfetto inserimento del modulo. Un esempio di questo caso, ossia di testo a impianto modulare quadrato, è quello del pluteo 2, per la cui redazione è impiegata una tipologia biquadratica, a otto punte aguzze, esattamente inscrivibile nel quadrato, e, pertanto, declinata nelle piegature in versioni che non presentano particolari rimaneggiamenti, se non quelli di connessione ortogonale ai moduli contigui. Il pluteo 1 è invece un esempio di rielaborazione di un modulo rettangolare l x (2/3)(√3)l, in particolare esagonale, per l'inserimento nella piegatura angolare dell'alveo e la connessione simmetrica alle testate dei moduli contigui. Occorre precisare che le piegature angolari costituiscono altrettanti incipit della composizione, punti da cui inizia il decorso di aggregazione dei moduli.
Duomo, Iconostasi, Pluteo 1.
Didascalia in allestimento
Plutei del moncone destro
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone destro. Da sinistra a destra e dal basso in alto: Pluteo A.3, Pluteo A.4, Pluteo B.3, Pluteo B.4.
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone destro. L'accostamento dei plutei, oltre a mostrarne la varietà dimensionale, mette in risalto una scelta operativa di segno opposto rispetto a quella del moncone sinistro: i plutei più larghi, posti in basso in funzione di basamento, qui sormontano quelli più stretti. In termini di dimensioni assolute, le riproduzioni digitali proposte in figura misurano rispettivamente: Pluteo A.3: 120,03 cm x 86,77 cm; Pluteo A.4: 165,88 x 86,08; Pluteo B.3: 138,78 x 84,47; Pluteo B.4: 175,47 x 83,70.
Pluteo n. 5
Duomo di Salerno. Iconostasi,
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone destro, Registro B, Pluteo 5.
A sinistra: Ricostruzione digitale in versione più aderente all'originale. A destra: Ricostruzione digitale in versione sublime. La versione sublime è un'interpretazione dell'opera, emendata da imprecisioni ed imperfezioni che essa, inevitabilmente, contiene, e tendente pertanto alla resa della sua perfezione strutturale ed esecutiva. La disuniformità del passo modulare e l'incertezza di configurazione dei quattro moduli angolari sono due delle imprecisioni che ogni testo esecutivo inevitabilmente contiene. L'assenza di uniformità del passo modulare e l'effetto di dissimmetria che si determina nella regolare fluenza dell'impianto compositivo sono messe in risalto dalla diversa colorazione delle mezze lune associate ai vari moduli. La disuniformità del passo modulare implica una compressione o una dilatazione longitudinale di esso. I moduli evidenziati dalle colorazioni arancione e giallo sono moduli più o meno compressi: l'entità della compressione è, ovviamente, un valore costante nella versione digitale, ma variabile nell'originale. Il numero totale di moduli, nella versione realistica è di 23 unità, nella versione sublime è di 22 unità. Cosa abbia determinato le variazioni esecutive tra il sopra e il sotto, ossia la dissimmetria tra la metà superiore e quella inferiore, non è chiaro. Potremmo solo avanzare delle ipotesi, e non va nemmeno trascurata la consapevolezza che i criteri di giudizio estetico del tempo differissero da quelli emersi dal Rinascimento in avanti, basati su un'estetica formalmente rigorosa. Noi pensiamo che la ricerca di simmetria sia un valore operativo universale ed eterno. Se è così, qui come in altri settori dell'iconostasi emerge sia l'assenza della volontà di emendare, sia l'assenza di ricerca della dignità stilistica dell'opera.
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone destro, Registro B. Pluteo 5, Studi.
I grafici mettono in evidenza struttura, geometria e complessità d'intreccio delle trame nelle due soluzioni proposte. Nel linguaggio tecnico, introdotto in occasione dell'opera di classificazione delle fasce musive verticali delle pareti del duomo di Monreale, le varie tracce che compongono le trame del pluteo sono del tipo a decorso anulare semplice o intrecciato. Né potrebbe essere diversamente, se si considera che ogni testo musivo degli inserti pluteali si chiude esattamente là dove comincia. Incipit ed explicit coincidono. Il massimo valore di lunghezza e di complessità evolutiva compete alla traccia verde del cantonale C della soluzione realistica. La difficoltà di lettura dei dispositivi a trame lineari intrecciate è attenuata, in questo caso, dall'evidenziazione cromatica, che aiuta l'occhio a seguire il percorso e le dinamiche delle singole tracce.
pluteI A4 B4
L'accostamento dei due plutei dà l'opportunità di soffermarsi sulla particolarità delle due modalità di redazione di un testo figurativo a motivi geometrici. Il pluteo 7 è, infatti, un esempio di scrittura bicodice (A+B), il pluteo 8 lo è di scrittura monocodice (A). Il significato dei termini bicodice e monocodice sarà chiarito più avanti. Tuttavia, da un'attenta osservazione delle due opere emerge una fondamentale differenza di strutturazione del testo figurativo. In entrambi i casi, ciò che le due formulazioni possiedono è una proprietà percettiva che velocizza lo scorrimento ottico del testo: l'occhio lo percorre speditamente, da un capo all'altro, sospinto dal dinamismo impresso, in un caso, dalle scelte cromatiche, nell'altro, dalle tracce bianche che lo innervano nel senso della lunghezza determinando una sequenza di spole.
LA SCRITTURA DEL TESTO FIGURTIVO - I codici A e B
Iconostasi, Moncone destro, Versione digitale dei plutei 7 e 8.
Le espressioni codice A e codice B definiscono due modalità di redazione di un testo figurativo a motivi geometrici. Il codice A, consistente di tasselli di varie forme geometriche (triangoli, rombi, rettangoli, ecc.), accostati secondo un predefinito schema figurativo, è la modalità idonea alla resa di variopinte superfci decorative compatte, indefinitamente estendibili sul piano. Il codice B è, invece, la modalità di redazione di strutture filiformi, dette tracce, consistenti di listelli di larghezza costante, accostati nel senso della larghezza. Evolvendosi nello spazio figurativo e intrecciandosi con se stesse o con altre tracce, esse compongono una filigrana, detta trama, che innerva la compagine, definendo l'dentità iconografica del testo. Una composizione redatta esclusivamente in codice B dà luogo a piani decorativi traforati, attraversati dalla visione dell'occhio. La combinazione di codice A e codice B, composizioni bicodice, oltre a rendere più complesso e interessante l'enunciato, fornisce l'opportunità di produrre un'infinita gamma di soluzioni figurative. Il rapporto tra i codici, sotto il profilo di chi, tra i due, detenga la funzione di enunciazione dell'identità iconografica, non è paritetico, ma gerarchico: al codice B compete, infatti, l'espressione di quell'identità, al codice A, la funzione di riempimento dei vuoti della trama. Questo rapporto s'inverte, se consideriamo il contributo visivo e non quello cognitivo dei due codici. nonché dell'apporto coloristico.
Pluteo 7, studi. A sinistra: estrapolazione della componente in codice A. A destra: estrapolazione della componente in codice B.
PLUTEO B4
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone destro, Registro B, Pluteo 7. Ricerca della soluzione sublime. Estrapolazione dei codici A e B.
In sede di ricostruzione digitale di una soluzione bicodice, l'aderenza e il confronto al vero costituiscono una condizione che non deprime, ma, al contrario, esalta la ricerca di rapporti proporzionali, che possano conferire superiorità di rango stilistico all'enunciato proposto, convertendolo in una soluzione sublime. Strutturalmente, ossia relativamente all'elaborazione del codice B, nessuna scelta di come esso si articoli dovrebbe prescindere da motivazioni matematiche che interconnettano rigorosamente le varie parti della composizione, suffragando dimensionamento e dislocazione dei suoi vari elementi, nell'ambito del campo figurativo. Sotto il profilo cromatico, l'orientamento delle scelte è decisamente meno condizionato ed è rimesso al gusto dell'autore.
I grafici che seguono illustrano il percorso di ricerca di una soluzione sublime nel caso del pluteo 7.
I vertici ABCD circoscrivono il campo decorativo del pluteo. Attorno ad esso gira una fascia marmorea che contorna il campo decorativo.
Rapporto dei lati h/l= 1/2
Nel caso del pluteo B4, per quanto riguarda la regolarità di fluenza del codice B, emerge una certa conflitto
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone destro, Registro B. Pluteo 7.
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone destro, Registro B. Pluteo B4. S t u d i. Estrazione delle componeni cromatiche e della trama.
Sulla base di due alternative interpretazioni della trama, la ricostruzione digitale del pluteo B4 si sdoppia in due distinte ipotesi risolutive. Nella prima, illustrata dai grafici che precedono, la listatura dorata che contorna la cavità dell'alveo è considerata una componente a se stante rispetto al testo figurativo, indipendente dalla struttura della trama anche se ad essa visivamente correlata. Nella seconda ipotesi, cui si riferiscono i grafici che seguono, la traccia di contorno è assunta come parte integran-te della struttura della trama, contribuendo alla sua complessità (si vedano i grafici _____).
Pluteo a4
Pluteo A4. A sinistra: Stato di fatto con l'indicazione degli assi di mezzeria e dei vertici esterni e interni del campo decorativo. A destra: Stato di fatto con l'indicazione della scansione modulare e della quotatura essenziale.
Valori di superficie. 1. Area del campo decorativo (vertici ABCD): 1,311 mq; 2. Lunghezza assiale dei cordoni musivi: EF 278,608 cm; GH 278,326 cm; 3. Area dei cor-doni musivi: EF 0,187+0,081=0,268 mq; GH 0,184+0,081=0,265 mq; 4. Disco centrale di porfido: 0,230 mq; 5. Losanghe: b=c=e=0,024 mq; d=0,023 mq.
Duomo di Salerno. Iconostasi, Moncone destro, Registro B. Pluteo 8, Studi.
Fig. 1, in alto a sinistra.
pluteo B4 - soluzioni sublimi
I moduli di una soluzione sublime sono, per definizione di sublimità, esenti da deformazioni di stiramento o compressione, per esigenze compensative di esubero o, al contrario, mancanza di spazio in fase di riempimento esecutivo dell'alveo. La fig. a sinistra della prima coppia di grafici è una matrice rettangolare di 16 colonne e 8 righe, a maglie rigorosamente quadrate. Da essa sono derivate le tre simulazioni esecutive del gruppo. Esse differiscono, l'una dall'altra, in due particolari: 1. nella concezione dello schema decorativo; 2. nel numero di tipologie figurative, una o due, impiegate nell'esecuzione del pluteo. Il primo schema, ricorrente in due degli otto plutei della serie, rappresenta la resa decorativa più elementare, essendo concepita in funzione di puro contorno del campo rettangolare. Il secondo schema, invece, presenta una dinamica compositiva più mossa ed è caratterizzato dalla rotazione della stringa musiva attorno al disco di porfido. Sotto il profilo puramente esecutivo, basterebbe una sola tipologia alla composizione del testo musivo. Sotto quello figurativo, occorrendo conformarsi alla concezione della struttura iconografica dell'opera, sarebbe più appropriato l'uso di due tipologie, tante quante sono le membrature che la compongono e che simulano l'abbraccio reciproco di due rettili. Tale esigenza di leggibilità del disegno emerge nella terza simulazione, nella quale risulta d'immediata lettura, sia il numero delle componenti lineari, sia la dinamica che le correla.
In allestimento...