Struttura attuale
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La struttura dell'attuale iconostasi, o di ciò che continueremo a indicare come tale, nonostante dell'iconostasi abbia perduto la reale funzione, risale alla consistente campagna di restauri e rifacimenti del sec. XVIII. Fu allora smembrata l'originaria compagine e, riducendone l'estensione e traslandone lateralmente le sedi d'imposta dei due monconi, fu rimontata davanti alle attuali scale di accesso ai piani delle opposte tribune ambonali. Il riassemblaggio fu il risultato di una diffusa prassi operativa basata sul riuso di frammenti eterogenei, dismessi dalla precedente iconostasi o prelevati da altri contesti, estremamente parsimoniosa nell'assenza di opportuni rifacimenti e rammendi consoni ai soggetti dell'ambito di applicazione. Mostreremo più avanti le evidenze di quanto appena rilevato.
1. Salerno, Duomo. Vista dell'interno dal centro della navata centrale in direzione dell'abside. In risalto i due monconi dell'iconostasi. [File: Iconostasi Sovapposizioni.PC9]
Chi entra in basilica e ne percorre la navata centrale muovendosi lungo il suo asse non trova un punto di vista dal quale avere una visione frontale, completa e simultanea dell'iconostasi, nell'unità delle sue due parti componenti. L'immagine percepita è sempre un'immagine parziale, una realtà visivamente spezzata dall'interferenza delle anteriori installazioni ambonali, e, in particolare, delle compagini colonnari, che ne sorreggono le tribune e le cui proiezioni sembrano stagliarsi sul piano marmoreo dell'iconostasi, sotto forma di scure lastre di granito. È possibile avere una visione completa di ciascun moncone solo da punti di vista decisamente laterali e, di conseguenza, con immagini fortemente scorciate nel senso della larghezza. Tuttavia, nonostante il limite di visibilità, amboni e annessi ballatoi di collegamento tra scale di accesso e tribune sono presidi volumetrici e figurativi che, coniugandosi con l'iconostasi, tolgono ad essa quella condizione di solitudine e quel senso di estraneità al contesto, che deriva dal mantenimento dell'originaria formulazione stilistica, opposta alla dominante, totalitaria e abbagliante, fodera di gesso della facies barocca.
I valori di quadratura dei due monconi dell'iconostasi sono, rispettivamente:
- per il moncone sinistro mq 16,3377;
- per il moncone destro mq 15,8566.
2. Salerno, Duomo. Vista dell'interno dal centro della navata centrale in direzione del presbiterio. Monconi dell'iconostasi in versione grafica digitale. La figura mette cromaticamente in risalto i piani pavimentali delle due parti in cui è scomposto lo spazio della navata centrale. Di tale separazione l'antica iconostasi costituiva un limite materiale, impenetrabile alla vista e all'opportunità di esplorazione di chiunque volesse inoltrarvisi. Ciò che un tempo costituiva un'effettiva barriera, imposta dall'esigenze dell'antica liturgia, a conclusione dei rifacimenti settecenteschi si ridusse alle dimensioni e al ruolo di due quinte prospettiche, in funzione di sfondo delle antistanti installazioni ambonali. [File: Iconostasi Sovapposizioni.PC9]
A più di due-terzi della sua lunghezza totale la continuità del piano pavimentale della navata centrale è intercettata da un gradino che, determinando l'elevazione del piano di calpestio, indica, fisicamente, la transizione funzionale dall'invaso assembleare e laico a quello di pertinenza presbiteriale e corale. Essi, quindi, si susseguono longitudinalmente, dall'ingresso alla soglia del santuario, dove si eleva il primo dei due archi trionfali che intercettano il transetto. L'ascensione che si determina e che prosegue, con l'inserimento di altri gradini, fino al vertice dell'abside, è simbolo di una parallela e progressiva elevazione spirituale dell'uomo, nel suo dinamico e travagliato cammino di salvezza. La distanza tra i due monconi dell'iconostasi, dopo il rifacimento settecentesco, è divenuta di tale entità da avere notevolmente attenuato, se non del tutto soppresso, quell'effetto di segregazione spaziale e quel trapasso di dignità spirituale e di sublimazione religiosa tra i due invasi. La prima immagine della sottostante sezione Quotatura restituisce qualcosa della struttura configurativa del varco originario e il senso, oggi non più esistente, di riservatezza dell'invaso corale.
compagini strutturali e decorative
Sulla natura della struttura muraria a tergo del rivestimento ad incrostazione marmorea e ad inserti musivi, nulla possiamo affermare. È un aspetto che esula dai nostri interessi e da quelli della maggioranza di coloro che osservano l'opera attratti dai suoi profili artistici. Per quanto riguarda le articolazioni tematiche del presente paragrafo, il primo aspetto da considerare è quello relativo all'esame della dinamica di variazione dello spessore della parete al finito e, quindi, all'entità degli aggetti che, dal basso verso l'alto, sporgendo e rientrando, movimentano la superficie dell'iconostasi. Poiché è dalla visione laterale che si coglie la complessità di tale movimento, dedicheremo le figure introduttive alla presentazione di rilievi fotografici colti da punti di vista radenti, con il massimo dello scorcio possibile.
3. Salerno, Duomo. Riprese fotografiche da punti di vista laterali. Studio dei piani di profondità. Da una valutazione approssimata dell'entità dei rientri, risulta che la distanza tra il piano più avanzato n. 1, e quello più arretrato n. 3, è di circa 20 cm. A metà di questa distanza si colloca il piano intermedio n. 2. I valori forniti dalla lettura metrica dei rilievi fotografici sono, per il moncone sinistro 19,47 cm e 10,65 cm; per quello destro 19,17 cm e 10,55 cm. [File: Iconostasi Visioni Scorciate.PC9]
4. Salerno, Duomo. Rappresentazione dei piani di profondità mediante gradazioni cromatiche. Al n. 1 corrisponde il piano più sporgente, ossia quello più vicino alla posizione dell'osservatore; al n. 3 il più distante. [File: Iconostasi Visioni Scorciate.PC9]
5. Salerno, Duomo. Iconostasi in versione digitale. Sono rese in azzurro le membrature che contengono soggetti naturalistici o il soggetto naturalistico stesso ritagliato nel campo marmoreo. [File: INSERIRE NOME DEL FILE]
6. 7. Salerno, Duomo. Iconostasi, studio della pezzatura. Se escludiamo il contributo degli inserti musivi (campiture in bianco), ciò che resta in figura è la compagine di lastre marmoree che riveste la nuda struttura muraria. La rappresentazione fornisce una simulazione di come sarebbe percepita la parete al netto del mosaico. [File: Iconostasi 5 Patchwork.PC9]
L'esclusione dell'effetto accentratore del mosaico fornisce l'opportunità di valutare l'andamento della trama marmorea (fig. 7) e il contributo decorativo della componente lapidea di colore rosso (generalmente porfido) e verde (generalmente porfido). In questo modo si ribalta il rapporto soggetto-sfondo: la componente marmorea diventa essa stessa il soggetto esclusivo di ciò che osserviamo.
C'è una modalità più vistosa ma efficace di rappresentare la compagine di lastre che riveste il piano dell'iconostasi, distinta dalla precedente perché punta a dare risalto alla molteplicità di componenti. Consiste nell'attribuire a ciascun elemento-lastra un colore che lo distingua, inequivocabilmente, dagli elementi contigui e ne evidenzi l'identità in rapporto al tutto. Al tempo stesso, aiuta a cogliere l'entità di frammentazione della partitura marmorea. La numerazione è convenzionalmente organizzata per registri decorativi, consentendo in questo modo di comparare la consistenza di pezzatura tra comparti simmetrici dei due monconi.
8. Salerno, Duomo. Iconostasi, studio della pezzatura. La varietà di tassellatura cromatica mette in evidenza la pluralità di lastre marmoree assemblate. [File: Iconostasi 5 Patchwork.PC9]
9. 10. Salerno, Duomo. Prospetti e piante dell'iconostasi. Tenuto conto dell'assenza di rilievi diretti o di documentazione idonea a fornire i dati relativi al reale sviluppo delle scale, la ricostruzione che proponiamo è un'ipotesi attendibile. Il dato dell'apertura all'esterno delle porte di accesso al vano scala e lo spazio a disposizione inducono a pensare che le rampe inizino subito a ridosso delle porte. [File: Salerno Piante Amboni.PC9]
L'attuale iconostasi è un corpo architettonico, diviso in due monconi, contenente le scale di accesso alle opposte tribune ambonali. Ciò che la figura rappresenta concorre alla enucleazione delle moderne funzioni che l'iconostasi ha assunto all'indomani dei rifacimenti settecenteschi. La prima fondamentale funzione è quella di schermo delle scale di accesso alle tribune. La lunghezza di ciascun moncone è, pertanto, in rapporto alla lunghezza delle rampe che salgono a tergo delle parerti marmoree a vista. Nella scelta dell'orientamento delle rampe, ossia in senso perpendicolare ai massi murari che separano, longitudinalmente, la navata centrale dalle laterali, incide la memoria, ancora flagrante al momento della riedificazione, dell'antica iconostasi e l'intento di perpetuarne il ricordo. È apparso quindi naturale non sopprimerla del tutto, lasciandone traccia nei due attuali monconi. Poiché tanto si parla di quale potesse essere l'originaria collocazione spaziale dell'iconostasi salernitana, la risposta più semplice e razionale è che essa coincidesse col muro che delimita, dal lato del coro, l'attuale corpo scale e al quale si addossano i segmenti più brevi delle assise del coro. La seconda funzione dell'iconostasi, non saprei dire quanto voluta e quanto consapevolmente calcolata, è quella di esaltare la consistenza monumentale del complesso ambonale, costituendo, con esso, un tutt'uno corposo e stilisticamente omogeneo. In questo caso, la funzione assunta è ovviamente quella di fondale prospettico degli amboni, una funzione, tuttavia, labile ed evanescente se si considera il pregio artistico e l'esaltazione d'identità che gli amboni avrebbero riscosso in condizioni d'isolamento, senza la presenza dei suddetti monconi e con una diversa collocazione delle rampe di accesso alle tribune.
Il grafico seguente è dedicato al repertorio tipologico delle composizioni musive a motivi geometrici. Della consistenza di tale repertorio è indice d'immediato rilievo visivo, la pluralità di resa cromatica delle sedi di collocazione dei vari inserti musivi. A ciascun colore corrisponde una determinata tipologia, colori uguali denotano l'applicazione della medesima tipologia a motivi geometrici.
11. Salerno, Duomo. Iconostasi, fronti e risvolti. La differenziazione cromatica evidenzia pluralità e ricorrenza di tipologie a motivi geometrici. [File: Iconostasi Mappa Tipologica.PC9]
I risvolti con le porticine di accesso alle scale che conducono ai piani ambonali sono espressione della conversione funzionale dell'iconostasi. Dismessa la funzione di divisione dello spazio e di limite dell'area a più elevato valore sacrale, ciò che rimane di essa è una struttura di servizio del complesso dei due amboni. La lunghezza dei due segmenti iconostatici è, infatti, dimensionata sulla lunghezza delle retrostanti rampe di scala: la velatura bianca, sovrapposta alla rappresentazione dei monconi, ne illustra incidenza e correlazioni.
12. Salerno, Duomo. Iconostasi, ricostruzione in versione grafica digitale. [File: Iconostasi 5 Patchwork.PC9]
13. Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone sinistro. Risalto (velatura scura) della sagoma iconostatica. [File: ]
14. Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone sinistro. Dall'elaborazione del tracciato (tratto in azzurro) emergono ulteriori interessanti riscontri proporzionali fra il tracciato e la struttura compositiva dell'iconostasi. [File: I.Iconostasi Monconi Mosaico JPG6.PC9]
15. Salerno, Duomo. Monconi dell'iconostasi. Alle estremità esterne dei due monconi poggiano i ballatoi di collegamento alle rispettive tribune ambonali. [File: Iconostasi Visioni Scorciate.PC9]
RILIEVO FOTOGRAFICO E RICOSTRUZIONE IN DISEGNO DIGITALE
Qualunque sia la tecnica grafica di rappresentazione, manuale o digitale, ogni ricostruzione dell'opera non puo' prescindere dalla conoscenza, completa e dettagliata, dei suoi valori dimensionali. Tenuto conto dell'inesperibilità di un contatto diretto e prolungato con l'originale, all'acquisizione del complesso di quei valori si è pervenuti per via indiretta, ossia attraverso lo studio e la lettura dimensionale delle varie parti, collazionando la copiosa documentazione fotografica in nostro possesso. Nelle pagine di questo sito, accadrà sovente d'imbattersi in versioni ricostruttive, che divergono in sottili e spesso trascurabili differenze metriche, risalenti, appunto, alla procedura indiretta di reperimento dei dati e allo sconto delle inevitabili distorsioni prospettiche, che ogni immagine fotografica, dove più dove meno, invariabilmente contiene. C'è poi l'interferenza di un altro determinante fattore di distorsione: le imprecisioni esecutive in fase di rimontaggio dell'opera, consistenti nei fuori squadra, nel grado di deterioramento delle membrature poste in opera e nella frammentarietà di pezzatura dei manufatti di riuso. Su questo versante, il terzo registro offre un conspicuo campionario di casi, che prenderemo in considerazione più sotto, nella parte ad esso riservata.
16. Salerno, Duomo. Moncone di destra. [File: Iconostasi Monconi Mosaico JPG5.PC9]
17. Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro. Soluzione ad intaglio basso.
18. Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone sinistro. [File: I.Iconostasi Metodologia Ridisegno 2.PC9]
19. Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro. [File: I.Iconostasi Metodologia Ridisegno 3.PC9]
20. Salerno, Duomo. Parziali dei monconi dell'iconostasi. Tavola di riferimento per la quotatura e lo studio dei rapporti proporzionali del III registro. Risalto sulla determinazione dimensionale delle sagome a palmizio e sull'ipotesi di estensione dello schema-cattedrale per il proporzionamento degli spazi e delle sagome. Studio delle interrelazioni tra il dispositivo quinconciale e le scansioni orizzontali del registro. [File: Palmizi di Salerno Uccelli 6 Confronto Stipiti.PC)]
IL TERZO REGISTRO
Il terzo registro è il settore decorativo che conclude superiormente l'iconostasi. Col procedere dei nostri studi, è emersa l'opportunità di distinguere, all'interno di questo registro, un ulteriore livello decorativo, indicato nei grafici dalla lettera D, costituente una vera e propria cornice di chiusa (cimasa) della sottostante, complessiva stesura decorativa dell'iconostasi. Esaminandolo dal basso in alto, il nuovo livello si articola in una modanatura ad intaglio di foglie di acanto, ripiegate anteriormente nell'apice, e in un nastro musivo orizzontale inserito in un proprio alveo marmoreo. La ricostruzione digitale del terzo registro lo ha robustamente emendato del coacervo di interventi raffazzonati (vedi oltre), risultanti, o dallo scomposto e incoerente accostamento di disparati elementi raccogliticci, o da casuali dislocazioni di parti smembrate di un determinato brano figurativo, o da brani che, seppur lasciati integri, sono stati posti in opera con noncuranza della loro appropriata giacitura, in rapporto a ciò che essi rappresentano, o, infine, da accostamenti tipologicamente non omogenei, mancanti di adeguata sarcitura.
21. Salerno, Duomo. Iconostasi, monconi accostati, particolare del terzo registro. Emerge la minore altezza del moncone destro rispetto al sinistro. All'esigenza di ridurre l'altezza si deve la soppressione della stringa decorativa che, nel moncone sinistro sormonta la fascia a palmizi. [File: I.Iconostasi Registri Separati.PC9]
I BRANI QUINCONCIALI DI FRONTI E RISVOLTI
I brani quinconciali, ampiamente usati nella decorazione degli amboni, costituiscono la formula compositiva che, ripetuta nelle varie articolazioni del complesso ambonale (tribuna, ballatoio, iconostasi), ne rafforza il senso di unità. Anticipando considerazioni che esporremo più diffusamente nella sezione dedicata all'illustrazione decorativa degli amboni, lo schema quinconciale usato a Salerno si presenta sotto tre versioni applicative, grossolanamente distinguibili dalla forma quadrata o rettangolare della sagoma d'inviluppo. Nei monconi d'iconostasi gli inserti quinconciali riguardano sia il fronte che il risvolto. Gli inserimenti sui risvolti, fungenti da sovrapporta, risultano più coerenti sotto il profilo di composizione della parete.
Riproduzione dei quincunx di fronti e risvolti dell'iconostasi. La modalità rappresentativa ipotizza l'accostamento delle successive, concentriche incorniciature del quincunx. [File: Iconostasi Quincunces 6 Studi.PC9]
22. Salerno, Duomo. Fronte dell'iconostasi: episodi quinconciali del terzo registro. [File: I.Iconostasi Monconi Mosaico JPG6.PC9]In fase di ridisegno digitale dell'opera, una difficoltà ricorrente ha riguardato la resa della gamma cromatica e, in particolare, dell'oro, potendo, la sua gradazione cromatica, svariare da una versione fredda ad una calda, con sensibili ed ovvie alterazioni dei rapporti cromatici e della percezione visiva complessiva. La coppia di disegni al centro della sequenza superiore rappresenta la resa dell'oro in versione calda, mentre la coppia formata dai disegni posti alle estremità, ne mostra la resa in versione fredda. A volte ci siamo attenuti ad una scelta convenzionale, in gradazione giallo-limone, non foss'altro che per rendere immediata ed evidente l'identificazione dell'oro; altre volte si è optato per una qualità cromatica ritenuta più aderente al vero.
23. 24. Didascalia in allestimento [File: I.Iconostasi Monconi Mosaico JPG6.PC9]
25. Salerno, Duomo. Moncone sinistro dell'iconostasi, fronte: episodi quinconciali del terzo registro. Analisi cromatica. L'essenzialità della gamma cromatica comprende un massimo di cinque colori (gamma pentacromatica): dorato, rosso, nero, azzurro chiaro, bianco. Le estrapolazioni delle sequenze di grafici mettono in risalto peso e dislocazione di ciascun colore nel campo compositivo. [File: I.Iconostasi Monconi Mosaico JPG6.PC9]
26. Salerno, Duomo. Moncone sinistro dell'iconostasi, fronte: episodi quinconciali del terzo registro. Analisi cromatica. [File: I.Iconostasi Monconi Mosaico JPG6.PC9]
LA QUOTATURA
27. Didascalia in allestimento28. Didascalia in allestimentoRappresentazione quotata dei due monconi dell'iconostasi. Le campiture cromatiche individuano, rispettivamente: gli inserti musivi in opus micro-sectile a motivi geometrici (campiture gialle); gli inserti in mosaico a motivi naturalistici (campiture azzurre); i piani e le modanature marmoree (campiture in grigio); gli inserti in porfido e serpentino e grigio scuro (campiture in verde rosso scuro e grigio scuro). Le consistenze metriche dei vari materiali, e, in particolare, del mosaico in opus sectile a motivi geometrici sono le seguenti:INTERVENTI RAFFAZZONATI
Sotto il profilo esecutivo, il terzo registro del moncone sinistro è un autentico coacervo di corti e sfilacciati frammenti musivi, indegnamente accostati senza gli opportuni restauri del testo figurativo, in corrispondenza delle sfrangiate linee di giunzione dei moduli. La grossolanità di tali frammenti, recuperati e messi in opera nello stato rovinoso del reperimento, lascia pensare all'impiego di scarti di macerie, o ad asportazioni scomposte, operate da manovalanze incapaci di attuare prelievi più accurati o interventi di ripresa che restituissero all'opera una soglia minima di dignità. In figura sono stati numerati vari episodi di pessima fattura. Ciò allo scopo di consentirne una identificazione, ma, soprattutto, per rilevarne la frequenza in rapporto alla superficie di cui sono parte.
29. 30. Salerno, Duomo. In alto a sinistra: Moncone sinistro dell'iconostasi, particolare del terzo registro. In alto a destra: Moncone destro dell'iconostasi, particolare del terzo registro. [File: Iconostasi 5 Patchwork.PC9]
All'opposto della sciatta esecuzione del terzo registro del moncone sinistro, il destro emerge per l'ordine e l'integrità delle sequenze musive che contornano le specchiature marmoree, e per la studiata gestione modulare degli snodi dove le stringhe musive orizzontali intersecano le verticali. Nel moncone destro manca quell'uso sconsiderato di frammenti di corta e mutila pezzatura, dagli orli rovinosamente scheggiati, brutalmente divelti dalla primitiva compagine o raccolti da cumuli di inservibili macerie e reimpiegati nella ricomposizione del moncone d'iconostasi, nella stessa pietosa condizione del ritrovamento. Come mostra la figura in alto a destra, l'esecuzione delle stringhe orizzontali di mosaico (velature in azzurro chiaro e azzurro scuro) avviene sotto forma di assemblaggio di stecche prefabbricate di 8-10 moduli. I punti compositivamente più delicati riguardano le estremità delle stecche. Per esigenze di autonomia produttiva delle varie unità prefabbricate, le tracce del modulo, anziché fluire all'infinito passando da una stecca all'altra, invertono il senso di fluenza, ripercorrendo la stecca sul lato opposto, fino a ricongiungersi all'altro capo della traccia e richiudersi su se stesse.
31. 32. Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro, particolare del terzo registro. Soluzione a moduli rettangolari. La ricerca di aderenza alla soluzione effettiva ha comportato il dimensionameno rettangolare del modulo corrente. Le problematiche agli snodi, derivate dalla disuguaglanza dei parametri l ed h, sono state risolte con l'inserimento di moduli quadrati al centro delle intersezioni. Ciò ha determinato l'uguaglianza di larghezza tra stecche orizzontali e verticali. Si tratta, ovviamente, di una soluzione teorica, applicata in campo digitale. Nella realtà il mosaicista, manovrando sulla posa delle tessere e alterandola quanto basta, raggiunge empiricamente la colmatura dell'alveo disfacendosi dei criteri di precisione e regolarità dell'opera. [File: Iconostasi 5 Patchwork.PC9]
33. 34. 35. 36. Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro, particolare del terzo registro. Soluzioni a moduli quadrati. La scansione a moduli quadrati è la modalità più congeniale alla creazione di nastri musivi orizzontali e verticali reciprocamente intersecati. La prima delle due simulazioni riproduce la modalità esecutiva a stecche. La seconda è una fluenza unitaria di unità reciprocamente connesse. [File: Iconostasi 5 Patchwork.PC9]
37. Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro, particolare del terzo registro. Le tre simulazioni del nastro musivo che contorna le specchiature marmoree sono sviluppi aggregativi della stessa tipologia a otto punte aguzze, in versione quadrata a sinistra e in versione rettangolare a destra con riduzione del passo modulare. Dalla frequenza d'uso nella Basilica di Monreale, si evince che tale disegno costituisse, nella considerazione dei maestri mosaicisti, la tipologia più adatta alla crezione di fasce di demarcazione orizzontale a decorso infinito (vedi fregio a palmizi). [File: Iconostasi 5 Patchwork.PC9]