Decorazione musiva a motivi figurativi
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Osservando gli schemi prospettici di fronti e risvolti dell'iconostasi, si colgono, sparsi in vari punti delle rappresentazioni prospettiche rese in giallo, minuscoli brani compositivi in azzurro. Si tratta di inserti a motivi figurativi, d'ispirazione naturalistica, reale o fantastica, nei quali prevale il tema degli uccelli, singoli o a coppia, posati su rami di arbusti e intenti a cibarsi dei frutti della pianta.
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro, terzo registro. Particolare relativo al complesso di brani figurativi della parte finale del fregio a palmizi nani. [File: I.Iconostasi Metodologia Ridisegno Grifone.PC9]
Duomo di Salerno, Iconostasi. Moncone destro, terzo registro. Il terzo registro è quello che contiene l'episodio di maggior consistenza dimensionale, collocato in posizione di chiusa della sequenza di palmizi nani. È il caso di notare un aspetto di sostanziale diversità di questa sequenza da quelle del duomo di Monreale e della Cappella Palatina di Palermo, ossia l'esplicito senso direzionale della sequenza, che muove e va letta da sinistra a destra. [File: I.Iconostasi Metodologia Ridisegno Grifone 2.PC9]
Salerno, Duomo. Moncone destro, terzo registro, parte estrema. Grifone alato, studi. [File: I.Iconostasi Metodologia Ridisegno Grifone.PC9]
Le considerazioni che seguono, e su cui verte il quartetto di figure del grifo alato, focalizzano il rapporto tra la struttura corporea dell'animale e le corrispondenti modalità di rappresentazione, il contrasto tra la massiccia consistenza del corpo e la leggerezza quasi diafana delle membrane alari. Su tali correlazioni si basa, evidentemente, la scelta, non solo di pezzatura delle formelle impiegate, ma anche di tinte. Alle ali, organo di libratura del corpo nello spazio atmosferico, compete una pezzatura minuta e impalpabile, volatile e aerea, e la colorazione dorata della luce solare, nel cui ambito di diffusione il grifo è destinato ad elevarsi. Il corpo non è massa inerte e gravitante, ma un congegno muscolare, energico ed elastico, di mobilità scattante, tanto più efficace e rapida, quanto maggiore e profonda è l'artigliatura della terra. Del colore della terra è, infatti, la tinta del corpo, quasi a suggerirne la continuità e la sinergia. A rendere l'idea di robustezza muscolare e di solidità della massa corporea contribuisce la pezzatura, espansa e geometricamente regolare, e la tessitura ordinata in stringhe parallele. Il colore della terra caratterizza anche la resa delle basette, da cui si sviluppano le piante di arbusti delle realizzazioni figurative capitellari. Emerge, dunque, riunita nella stessa entità esistenziale, la doppia natura, terrena e celeste, che accomuna il grifo agli umani. Il sanguigno, cupo e terragno, è anche il colore della regalità: il porfido rosso ammanta, infatti, le tombe dei re e i piani pavimentali su cui essi, solennemente e maestosamente, incedono. Il messaggio è un monito ad una vita nobilmente e regalmente vissuta in terra, ma votata a smaterializzarsi nell'ascensione al divino.
Salerno, Duomo. Iconostasi, estremità esterne dei due monconi. Dall'accostamento in figura emerge un esplicito riferimento del treno di palmizi alle rappresentazioni animalistiche delle due estremità del terzo registro, il serpente da un lato, il grifo dall'altro, un animale che striscia sulla terra e nel cui grembo penetra e dimora, ad uno che tende a distaccarsene e proiettarsi nella purezza dello spazio atmosferico. È la metafora della storia umana, sia del singolo, sia della collettività. Anche l'uomo emerge dal buio delle viscere materne, e la sua crescita, sia fisica che intellettuale, è una irresistibile tensione alla luce e alla purezza dello spazio celeste. [File: I.Iconostasi Metodologia Ridisegno Grifone 2.PC9]
Salerno, Duomo. Iconostasi, fronti e risvolti. In notazione blu i 14 episodi di decorazione a motivi figurativi, reali o fantastici, individuati dai numeri 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 19, 20, 22, 23 (Attenzione, rivedere la numerazione degli originali!). [File: I.Iconostasi Monconi Quotati PC9 Nuovo.PC9]
Preferenziale sede di collocazione degli inserti naturalistici sono i riquadri capitellari, che sormontano le strutture colonnari in mosaico. In essi l'autore coniuga la rappresentazione stilizzata di un arbusto con quella, più realistica, di uccelli intenti a cibarsi dei frutti della pianta. Altra sede preferenziale di collocazione dei brani è l'alveo pentalobato delle sagome dette a palmizi nani: in tre casi su 17 unità, il contenuto è di tipo naturalistico anziché geometrico come nella restante parte della serie di palmizi. Funge da incipit della sequenza la rappresentazione di un serpente, avvolto in una spira; funge da explicit, quella del grifone alato. Cominceremo l'illustrazione degli episodi naturalistici dagli inserti capitellari dei due stipiti interni dei monconi dell'iconostasi.
COLLOCAZIONE IN RIQUADRI CAPITELLARI
Salerno, Duomo. Tratti di testa dei due monconi dell'iconostasi. [File: Palmizi di Salerno Uccelli 6 Confronto Stipiti.PC9]
Didascalia...
COLLOCAZIONE IN ALVEI DI PALMIZI NANI
Salerno, Duomo. Iconostasi, terzo registro. [File: Palmizi di Salerno Uccelli 2.PC9]
La collocazione negli alvei di sagome a palmizi nani è la seconda opportunità d'inserimento di motivi naturalistici. Rispetto al caso degli inserti capitellari, quello dei palmizi nani presenta una serie di condizionamenti compositivi, dovuti all'articolato profilo pentalobato, che l'autore sfrutta protendendo nelle sue cavità il ramaggio sottile e agile degli arbusti, e distendendovi il corpo dei volatili. L'inserimento degli uccelli deve, pertanto, destreggiarsi nelle asperità del profilo, tra concavità e aguzze convessità, a costo di infrangere l'esatta simmetria del profilo delle due valve marmoree della sagoma a palmizio o rinunciare alla verticalità dell'esile fusto arboreo. Il palmizio XVI, strutturalmente, è infatti caratterizzato dall'imperfetta simmetria tra la valva destra e la sinistra. Altro elemento he connota gli inserti figurativi in alvei a palmizio è lo sfondo dorato: emerge, sotto questo profilo, un'altra differenza tra le esecuzioni capitellari e queste.
Salerno, Duomo. Iconostasi, terzo registro. [File: Palmizi di Salerno Uccelli 2.PC9]
Salerno, Duomo. Iconostasi, terzo registro. [File: Palmizi di Salerno Uccelli 2.PC9]
Collocazioni erratiche
La dicitura di Collocazioni Erratiche è usata in relazione alla posizione, illogica e casuale, degli inserti figurativi 47 e 49, per i quali non vige un'esplicita correlazione tra ciò che essi rappresentano e il contesto figurativo nel quale sono stati inseriti.
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro, terzo registro. Coda del fregio a palmizi nani. In evidenza, mediante resa in bianco e nero, gli episodi figurativi 47 e 49, raffiguranti, rispettivamente, il vaso e il brano naturalistico a girali vegetali. [File: I.Iconostasi Metodologia ridisegno Grifone 3.PC9]
Formulando l'ipotesi di una originaria unità compositiva dei brani 47 e 49 (vedi figura), non ci sfuggono talune incoerenze di verosimiglianza, come la sproporzione tra il rigoglioso ed espanso viticcio a girali vegetali e l'esilità del vaso che dovrebbe, col proprio peso e la propria grandezza, sostenere la verticalità del tralcio. Nell'ambito della finzione rappresentativa non ha, ovviamente, alcun senso misurare la validità di un'invenzione figurativa sulla base di quanto essa si attenga alle leggi fisiche della realtà. Ciò che in questa è un'evenienza non esperibile, lo diventa nel mondo dell'invenzione fantastica. Tuttavia, a parte tali disagi dovuti alla difformità dal vero, esistono aspetti suscettibili di suffragare, sul piano esecutivo, l'ipotesi di originaria unità dei frammenti. Nè va trascurato il reperimento di composizioni analoghe ed integre in altri contesti dell'area regionale (ambone del duomo di Sessa Aurunca, lettorino).
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro, terzo registro. [File: I.Iconostasi Vaso Pannello Palmizio 1.PC9]
Didascalia in allestimento
la mosaicatura dello sfondo
L'argomento riguarda i casi di divisione del campo rappresentativo tra soggetto e sfondo. Come tale, interessa esclusivamente le unità a motivi naturalistici, nei quali il soggetto è generalmente costituito dalla rappresentazione di un arbusto sfogliato e di uno o più uccelli intenti a cibarsi. Nei palmizi l'utilizzazione del campo è mediata dall'inserimento di una cornice, che, oltre a ribadire la perentorietà e l'invalicabilità del limite, esalta la fluenza della linea di contorno, nelle cui cavità si protendono le ramificazioni della pianta. All'illustrazione del complesso di tali elementi è stata dedicata sia la prima e seconda coppia di figure in appendice al paragrafo Collocazione in alvei di palmizi nani, sia le sottostanti sequenze, relative ai palmizi I e XVI. Se focalizziamo l'attenzione sulle modalità di redazione del tessuto musivo dello sfondo, osserviamo, nei palmizi a motivi naturalistici, due versioni antitetiche di concezione dello sfondo, la prima è quella del palmizio I, la seconda, quella dei palmizi XVI e XVII. Differiscono nel grado di interazione e coinvolgimento di una componente sull'altra.
Salerno, Duomo. Iconostasi, monconi. Terzo registro, palmizi I e XVI. [File: Palmizi di Salerno Copia Ridotto.PC9]
Procedere alla colmatura dei vuoti lasciati dalla stesura del soggetto, sembrerebbe una fase operativa scevra di particolari esigenze tecniche e artistiche, sfuggente e ignorata, non costituendo il polo d'attrazione di chi osserva. Dalla sua esecuzione emerge l'abilità di saper gestire la fluenza curvilinea delle filate che avvolgono il profilo del soggetto e l'intradosso della sagoma. Non sarà pertanto superfluo soffermarsi sulle modalità di stesura.
La parola chiave di come tale fase possa essere pensata e gestita è focalizzazione del rapporto tra soggetto e sfondo. Si tratta di determinare la natura di tale rapporto, se d'interazione creativa o di pura e indifferente ricolmatura di vuoti, mediante posa di stringhe orizzontali e verticali di tessere. È il caso del palmizio I. Quest'ultima modalità si distingue, dunque, per la sua indipendenza dal soggetto e per essere una procedura di assoluta generalità applicativa. La modalità ad essa alternativa è un modus operandi intimamente correlato al profilo della raffigurazione, costituendone una sorta di emanazione a filate concentriche, parallele al contorno del soggetto, da un lato, e al perimetro della sagoma, dall'altro. La manifestazione più completa di tale modalità operativa è quella del palmizio XVII. Per come è stata concepita, la tassellatura della pianta sembra essere la propagazione, in dentro e in fuori, della linea di contorno del soggetto. Ne deriva una continuità di forma e materia, di esterno e interno, con effetto di condensazione dello spazio circostante o di smaterializzazione dello spazio interno.
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro. Terzo registro, palmizio XVII.
L'approfondimento delle modalità di posa e orientamento delle filate dello sfondo del palmizio XVI è rappresentato da una serie di simulazioni, che differiscono tra loro sul grado di subordinazione della trama al contorno degli enti raffigurati e al perimetro della sagoma a palmizio. Ciascuna di esse sviluppa e generalizza indizi di procedimenti derivati da una parte o da un'altra dell'opera. In alcuni punti, la lettura di decorso delle filate sembra potersi desumere con una certa facilità e sicurezza; in altri, la trama appare un assemblaggio disorientato. Nel corso di tali studi è anche emersa l'esistenza, quanto meno teorica, di un duplice, possibile esito di lettura del campo polilobato a palmizio: 1. la focalizzazione sulla forma stilizzata del palmizio e un'azione esecutiva mirante ad esaltarne l'identità; 2. la focalizzazione sull'inserto e la conseguente stesura di accerchiamento delle sue varie articolazioni. Nel primo caso, la tessitura dello sfondo è concepita in funzione della sagoma a palmizio (contorno dell'alveo); nel secondo, dell'inserto variopinto, rappresentante un arbusto e un uccello che ne morde le bacche.
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro. Terzo registro, palmizio XVI. Simulazioni relative alla fase di studio delle modalità d'impianto e orientamento della tessitura dello sfondo. Le aree a velatura bianca del quartetto di figure più in alto identificano i campi musivi a tessitura orizzontale e verticale (neutra). La subordinazione delle filate alla linea d'intradosso dell'alveo è un criterio di generale applicazione nelle unità a motivi naturalistici. Tra la mosaicatura dello sfondo e il piano marmoreo è interposta una listatura, che ribadisce, attraverso il netto contrasto cromatico, il confine tra il marmo e il soggetto figurativo inserito nell'alveo. [File: Palmizi di Salerno Copia Ridotta.PC9]
La focalizazione sulla sagoma a palmizio genera una visione selettiva centrata sulla rappresentazione dell'albero della palma. La focalizzazione sul soggetto figurativo, che campeggia al centro dell'alveo, determina, invece, l'inevitabile caduta d'interesse percettivo e identificativo nei confronti della morfologia del palmizio. In questo caso, lo spazio polilobato esiste esclusivamente come virtualità d'articolazione del soggetto arboreo, che, espandendosi, si insinua nelle branche simmetriche dei lobi.
L'identificazione della sagoma detta "a palmizio" con la rappresentazione stilizzata di una palma è messa qui in risalto dalla resa in verde e dalle repliche consecutive che adombrano il folto di un palmeto. L'accostamento con piante di non elevato sviluppo verticale e dall'impianto della chioma a giri multipli di grandi foglie spiccate dal tronco, supportano l'interpretazione della sagoma in chiave naturalistica. [File: Palmizi di Salerno Copia Ridotta.PC9]
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro. Terzo registro, palmizio XVI. L'esecuzione dell'impianto musivo è un adempimento concettualmente espletabile in quattro fasi consecutive. La prima consiste nella rimarcatura del bordo della sagoma a palmizio, con l'inserimento di una listatura denotata da un deciso contrasto cromatico con lo sfondo marmoreo della lastra. La seconda fase è quella di perimetrazione del contorno del campo figurativo. La terza è relativa alla perimetrazione degli elementi figurativi, pianta e volatile. La quarta e ultima fase riguarda il riempimento delle aree contornate. Tale riempimento differisce secondo che riguardi lo sfondo o il corpo del soggetto. Nel primo caso ha un andamento qualsiasi; nel secondo, una funzione descrittiva del modellato. [File: Palmizi di Salerno Copia Ridotta.PC9]
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro. Terzo registro, palmizio XVI. Una divergenza tra il digitale e il reale riguarda la resa dei tagli della listatura del contorno. Nella soluzione reale si hanno dei tagli sghembi, senza una precisa regola né di angolatura del taglio né di orientamento. Nella versione digitale, il criterio seguito è quello radiale, consistente nell'allineamento della retta contenete la linea di taglio al centro di curvatura della porzione di arco su cui insiste il tratto di listatura considerato. La scelta del taglio sghembo è probabilmente dipesa dall'opportunità di ridurre l'entità delle divaricazioni angolari, che si generano al variare dell'entità di curvatura della linea di posa. Il taglio ortogonale va bene in traiettorie rettilinee ma, considerati gli effetti, entra in crisi in quelle curvilinee. [File: Palmizi di Salerno Copia Ridotta.PC9]
la mosaicatura del soggetto
Nonostante la difficoltà di approcciarsi, proficuamente, ai misteri di scansione della tassellatura, emerge, inconfutabilmente, il dato relativo all'intento dell'autore di assecondare l'andamento delle articolazioni corporee del trampoliere. Al senso verticale del collo flessuosamente slanciato corrisponde una tassellatura rettangolare oblunga, conforme alla verticalità anatomica della parte; una tassellatura ad andamento misto, orizzontale e verticale, rende, invece, la corposità statica del tronco sospeso sulle lunghe zampe.
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro. Terzo registro, palmizio XVI.
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro. Terzo registro, palmizio XVI. Disponiamo di due riferimenti artistici per descrivere lo stile di posa delle tessere: il Cretto di Burri e le Composizioni di Mondrian. [File: Palmizi di Salerno Copia Ridotta.PC9]
La grandeza degli agii attorno a ciacuna tessera è correlata tanto ad esigenze di carattere tecnico, quanto a scelte di natura squisitamente pittorica. L'impianto delle tessere e l'orientamento delle stesse rispetto agli assi cartesiani del piano è facilitato, ovviamente, dalla spaziosità della sede di inserzione; d'altra parte, la perentorietà del colore è diluita dalla grandezza degli interstizi tra le tessere e dall'entità dei riflussi di malta che si determinano in rapporto ad essi.
l'inserto n. 49
Sotto questo profilo, osservando l'opera, è agevole constatare come essa consista di un campo rettangolare d'inviluppo e due minori campi circolari al suo interno, che si avvolgono a spirale. Il mosaicista ha quindi dovuto misurarsi, prima con la geometria del rettangolo, poi con quella del cerchio. Nelle simulazioni delle figure seguenti, eliminando dalla rappresentazione i brani di maggior consistenza dimensionale, campeggianti, rispettivamente, al centro del primo dispositivo a spirale e diagonalmente al secondo, abbiamo svilupppato l'andamento dei filari fino al nucleo delle rispettive compagini. Impostata così, l'esecuzione della tessitura musiva dello sfondo acquista rilievo creativo, affrancandosi dalla neutralità e appropriandosi di una espressività pittorica e geometricamente figurativa.
Salerno, Duomo. Iconostasi, moncone destro, terzo registro. La doratura dello sfondo non ha una tinta compatta e unifome. Tutt'altro. Nella sua esecuzione emerge una prima e più evidente occasione di libera espressione del senso pittorico del mosaicista. Egli agisce sulla scelta delle modulazioni, sulla giacitura delle tessere, e sul reciproco distanziamento dell'una dall'altra. [File: I.Iconostasi Vaso Pannello Palmizio 1.PC9]